Dove ho lasciato l'anima by Jérôme Ferrari

Dove ho lasciato l'anima by Jérôme Ferrari

autore:Jérôme Ferrari [Ferrari, Jérôme]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Historical, Family Life, Occupazione, FLN, Algeria, Guerra d’Algeria, postcolonialismo, OAS, colonialismo, prigione, tortura, Francia, ALN, Fronte di Liberazione Nazionale
ISBN: 9788864117126
Google: 7uoeLJ7UMq4C
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2012-06-30T22:00:00+00:00


* * *

Robert Clément. Ventiquattro anni. Contabile in una compagnia di trasporto marittimo. Giunto in Algeria nel 1954. Un giovanotto gracile e con baffetti radi che rendono ancora più giovanile il suo viso. Se ne sta con la schiena ben dritta sulla sedia, guardando il capitano Degorce e il maresciallo Moreau con un disprezzo ostentato. La camicia è bagnata di sudore alle ascelle.

(Il grande momento della sua vita).

Cala un lungo silenzio e, quando il capitano Degorce ritiene che sia durato abbastanza, chiede in tono allegro:

«Lei è comunista?».

«La cosa non la riguarda, però sì, sono comunista», risponde il giovane. «È diventato un delitto, adesso?».

«Oh, no, nient’affatto!», esclama il capitano sorridendo e, chino verso Clément, aggiunge con convinzione: «Lo sa, io non ho nulla contro i comunisti, assolutamente nulla, anzi è tutto il contrario: si figuri che devo la vita a un comunista. Sì, sì! Avrò forse l’occasione di raccontarglielo se lei rimarrà a lungo qui da noi. Raymond Blumers, non le dice niente? Un partigiano».

(La verità. La menzogna).

Clément scuote la testa.

«No».

«No?», ripete tristemente il capitano Degorce.

«No. E non me ne frega niente».

«Capitano», suggerisce il maresciallo Moreau, «forse un paio di ceffoni renderanno più educato il compagno?».

«No, Moreau, no», dice il capitano. «Il signor Clément è contrariato e ha buoni motivi per esserlo, credo. Possiamo fare lo sforzo di comprendere i suoi piccoli attacchi di malumore. Perché sa benissimo che non è un delitto essere comunista, ma che aiutare la ribellione non è la stessa cosa. Questo è più che un delitto. È un tradimento. Che ne pensa, signor Clément? Tradimento è una parola che calza meglio, oppure riuscirà a convincerci che è esagerata?».

«Non ho tradito nessuno», dice Clément. «E lei non ha il diritto di arrestarmi per le mie idee. Esigo di essere liberato».

Moreau scoppia in una grande risata. Il capitano Degorce mostra una faccia contrita.

«Lei non capisce la situazione», deplora. «Gliela spiego. Il diritto non c’entra. Si tratta solo di lei, chiuso qui con noi. Per tutto il tempo che riterremo necessario. O anche per un semplice capriccio da parte mia. Posso trattenerla fino al Giudizio Universale, ah, mi scusi: fino all’alba della rivoluzione, vede che so adattarmi? Non dobbiamo rendere conto a nessuno. E finché lei non avrà detto qualcosa, mi creda, non uscirà da qui».

Il capitano si gira verso Moreau:

«Daremo il tempo al nostro giovane amico di riflettere bene su tutto questo».

Il maresciallo tocca i baffi di Clément facendo una smorfia.

«È il tuo modo di portare il lutto per il compagno Stalin, è così? Ebbene, ti dà un’aria da coglione, ragazzo. Proprio l’aria di un bel coglione».

«Lo lasci per un po’ a fare la muffa», dice il capitano Degorce una volta richiusa la porta. «E poi cominci a torchiarlo. Ma non gli metta le mani addosso. Lo spaventi per bene, ma non gli metta le mani addosso. Non voglio che abbia qualcosa da dire su di noi uscendo da qui, capito, Moreau?».

«Sì, capitano».

«Ci faccio portare da mangiare. Non ho toccato cibo per tutto il giorno».

Tahar è sempre in calzini.



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